sabato 23 agosto 2008

FERMIAMO LE BANCE USURAIE

IL GOVERNO DEVE ISTITUIRE UNA COMMISSIONE DI INDAGINE SULLE
BANCHE USURAIE PER I COSTI OCCULTI, IL SIGNORAGGIO
SECONDARIO, L'ANATOCISMO E LA PERPETUAZIONE DEL DEBITO!

di Raffaele Bruno (Presidente di Vento del Sud)

Le banche hanno trasformato una normale apertura di
credito in conto corrente in una formidabile fonte di
moltiplicazione dei profitti, caratterizzata da una
sistematica generazione di costi per l'ignaro utente
bancario, in massima parte occulti e con un accentuato
andamento esponenziale in rapporto al passare del tempo.
L'espediente contabile della capitalizzazione trimestrale
utilizzato dagli istituti di credito nei rapporti di conto
corrente bancario si concretizza, nella realtà operativa,
in software appositamente predisposti mediante i quali la
banca "traveste" gli interessi da capitale. Di conseguenza
nel conto corrente, il capitale riportato negli estratti
conto trimestrali non e' "puro" ma comprende una quota di
interessi sempre maggiore con il trascorrere del tempo, fino
a giungere ad un debito costituito da soli interessi. E' da
sottolineare che i meccanismi impiegati dalle aziende di
credito per la progressiva moltiplicazione delle competenze
sono due: l'anatocismo (cioe' la capitalizzazione composta)
esercitato sugli interessi e quello esercitato sulla
commissione di massimo scoperto. Tali anatocismi agiscono in
modo reciproco e sinergico, moltiplicando vicendevolmente e
progressivamente interessi e competenze. L'anatocismo degli
interessi, infatti, moltiplica gli interessi e la
commissione di massimo scoperto; l'anatocismo della
commissione di massimo scoperto moltiplica se stesso e gli
interessi. A ciò si aggiungano le spese e le incidenze
delle valute (i cosiddetti giorni-banca) elencate
dall'istituto di credito nell'estratto conto scalare inviato
trimestralmente al cliente, che hanno già incrementato
il"debito" dell'utente bancario: competenze sulle quali si
esercita l'effetto moltiplicatore dei meccanismi appena
descritti. Il risultato di questo sistema e' di rendere
esorbitante il costo del credito in maniera deliberatamente
occulta e di perpetuare il "debito" del cliente, ben presto
costituito - ad insaputa dello stesso - da soli interessi e
spese autoriproducenti. Ecco alcuni motivi per cui si
oltrepassa la soglia usuraria prevista dalla legge 108/96.
Relativamente all'applicazione della legge sull'usura
nelle aule dei tribunali civili e penali italiani, alcune
volte si assiste ad un'impropria e fuorviante applicazione,
da parte dei periti dei giudici e/o degli istituti di
credito, delle istruzioni per la rilevazione del teg (tasso
effettivo globale) emanate tempo per tempo dalla Banca
d'Italia. Tali professionisti, infatti, considerano le
istruzioni dell'istituto centrale (costituenti mero atto
amministrativo di natura normativa) come uno strumento
"alternativo" per la determinazione del teg usurario
rispetto all' unico criterio legislativo imposto dall'art.
2, 1° comma, della Legge 108/96 riproducente l'art. 644,
4° comma, del Codice Penale, che così recitano: "per la
determinazione del tasso di interesse usurario si tiene
conto delle commissioni, remunerazioni a qualsiasi titolo e
delle spese, escluse quelle per imposte e tasse, collegate
all'erogazione del credito". La diretta applicazione di tale
norma non può infatti prescindere dalla inclusione nel
paradigma di calcolo seguito dai periti incaricati, di tutti
quegli oneri che concorrono alla formazione del costo
effettivo globale del credito che l'utente bancario sostiene
per l'utilizzo di una somma di denaro concessagli
dall'istituto creditizio, quali: gli interessi, l'anatocismo
multiplo, le valute sui versamenti e sui prelevamenti, le
spese legali ed assimilate, gli interessi di mora, gli
addebiti per tenuta conto, per istruzione e revisione
pratiche di fido, le spese per assicurazioni e la
commissione di massimo scoperto. Come abbiamo già visto,
alla fine di ogni trimestre, il compenso globale dovuto dal
correntista viene capitalizzato e va ad aumentare il debito
del trimestre successivo; al tempo stesso, vengono
addebitati sul conto commissioni e spese. E' evidente,
pertanto, che il costo effettivo del credito in conto
corrente si compone di diversi elementi e risulta
notevolmente più elevato del tasso di interesse
nominalmente ed apparentemente ad esso applicato dalla
banca. Fattori di costo peraltro soggetti, come abbiamo
visto, a processi di tipo esponenziale che non possono
assolutamente trovare parziale riconoscimento in
pseudo-metodologie di analisi del rapporto creditizio,
chiaramente orientate ad una maliziosa interpretazione delle
istruzioni della Banca d'Italia ed a una strumentale
applicazione della disciplina contrattuale.
Si tratta di interessate confusioni, raramente attribuibili
a scarsa competenza tecnica, che contribuiscono spesso a
consolidare, nel corso dei giudizi, l'occultamento delle
sostanziose e illecite remunerazioni, percepite nel corso
del rapporto di conto corrente da parte delle banche, con
conseguente e rilevante danno per il correntista, che oltre
a non vedersi risarcito il maltolto, deve rassegnarsi anche
a non poter avere la soddisfazione, morale e finanziaria, di
vedersi riconosciuto il proprio status di usurato bancario.
E' indispensabile, quindi, che il governo Berlusconi
nomini subito una Commissione d'indagine per mettere fine
a questo stato di cose.

Raffaele Bruno

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