venerdì 9 gennaio 2009
L'EUROPA CHE SOGNIAMO!
L'EUROPA CHE SOGNIAMO
di Raffaele Bruno
Siamo convinti che all'Europa serva un salto di qualità
per essere all'altezza dei tempi, delle nuove sfide che si
impongono e alle quali non possiamo sfuggire; né
rispondere continuando così, con il "profilo basso" che
sinora si è adottato. Mi riferisco alla "sua" concezione
del modello di sviluppo. Un "colosso" economico e
commerciale, che è un nano politico e un verme militare e
che si fa imporre dall'America tutte le scelte strategiche
di fondo, anche quelle che si disegnano per i prossimi
decenni per il futuro di aree per noi essenziali, come sta
avvenendo nei Balcani. E se la fa imporre dalla Nato, ormai
diventata il "braccio armato" degli Stati Uniti, giudice e
boia al tempo stesso, che bombarda come e dove vuole, senza
neanche prendersi il fastidio di dichiarare guerre.
L'Europa conta circa quattrocento milioni di persone. Con il
"processo di allargamento" in atto, diventerà un aggregato
formidabile di oltre cinquecento milioni di persone; è
assurdo, è vergognoso che non esca dalla sua condizione
attuale di vassallaggio, di "minorità", di vera e propria
sovranità limitata. E che forte delle sue tradizioni
civili e culturali, non esprima anche una concezione
dell'uomo, del mondo, della società, di uno specifico
"modello di sviluppo" in alternativa a quello dominante ed
egemone, il modello liberal - capitalistico.
Quando si parla di concezione della vita e del mondo e di
modello di sviluppo, bisogna poi guardare alle conseguenze
che ne derivano, ai risultati concreti che si ottengono.
E le conseguenze e i risultati ci dicono che in questo tipo
di mondo, anche a causa della crisi economica in atto: chi
è ricco diventa sempre più ricco e chi è povero
diventa sempre più indigente, emarginato e disperato. Che
il capitale corre là dove rende di più in base alla
legge del "massimo profitto" e, dunque, che 250 milioni di
bambini e di adolescenti (statistiche ufficiali,
dell'Unicef) e 400 milioni di donne (statistiche ufficiali
dell'OIL, di Ginevra) lavorano in media per un dollaro al
giorno in condizioni di sfruttamento schiavistico. Da tre
anni l'euro di Prodi ci ha resi tutti più poveri, mentre
si sono arricchiti capitalisti e banchieri. Noi
socialpopolari vogliamo portare in Europa - che è lo
strumento; che è il "livello" indispensabile per incidere
in un mondo che già conta quasi sei miliardi di abitanti e
cresce al ritmo di 90 milioni di persone l'anno – vogliamo
portare, dicevamo, la contestazione nostra al liberal -
capitalismo. E, contro la egemonia di questo "orrore
economico", portare avanti la denuncia del "costo
esistenziale" che esso impone a tutta l'umanità. Un costo
sempre più alto e sempre più "calato" nel vissuto
quotidiano di un numero crescente di persone e
condizionante, ormai, l'intero mondo contemporaneo.
O si interviene subito correggendo la rotta o l'Europa con
la sua anima ed il suo spirito, la sua forza e la sua
specificità, sarà risucchiata inevitabilmente,
inesorabilmente, dalla sub-cultura e dai disvalori perversi
della società mercantile che avanza ad ogni livello.
Siamo arrivati al punto che all'Europa si vogliono imporre
perfino gli alimenti da usare! Non solo ci fanno fare le
guerre decisive altrove - e si sa bene da chi - ma tentano
di imporci anche quello che dobbiamo portare in tavola: le
banane delle Multinazionali americane; le carni degli
animali allevati con gli ormoni; i prodotti agricoli
"geneticamente modificati".
E così un'altra delle nostre "Tradizioni" rischia di
essere spazzata via; quella legata ai cibi naturali (per
come li conosciamo da secoli) che, a loro volta, sono il
frutto - anche culturale - di un rapporto "nostro" (vanto ed
orgoglio soprattutto dell'Europa) con il territorio e con le
sue "radici"; con l'agricoltura intesa non soltanto come
produttrice di alimenti ma "prima linea" del mondo rurale
nel suo complesso e nella sua ricchissima, plurimillenaria
complessità.
A tale proposito diventano profetici i versi "Contro
l'Usura" di Ezra Pound: "Il tuo pane sarà straccio vieto,
arido come carta, senza segale né farina di grano
duro...".C'è una tendenza sconcertante che sta diventando
"pensiero unico" e pensiero "politicamente corretto" - e
cioè, nonostante le smentite crescenti della realtà:
che, alla fine, tutto sarà aggiustato dalla "Mano
invisibile" del libero Mercato, mentre, alla fine, per dirla
con Keynes, sembra più facile prevedere che invece saremo
tutti assediati dalla miseria e dalla disperazione sociale.
Perché le smentite ci sono; e non soltanto nella realtà
che abbiamo già indicato, sia pure per sommi capi, ma in
alcune statistiche terribili, autentico atto d'accusa su
come vanno le cose: ormai da molti anni, il 20% della parte
più ricca della popolazione mondiale si divide l'83/'84
per cento del reddito di tutta la Terra mentre il 20 per
cento della parte più povera, ne riceve solo l'1,4 –
l''1,5 per cento. Le briciole! Subito dopo i più ricchi,
nella seconda fascia del quinto dei popoli del mondo,
abbiamo l'11,7 per cento del prodotto mondiale mentre la
terza fascia - sempre del 20% della popolazione - dovrebbe
"vivere" con il 2,3 per cento. Questo è dunque un modo
ingiusto; terribilmente ingiusto. E chiunque sceglie l'area
del liberismo, del capitalismo e del "libero Mercato",
accetta e "sottoscrive" innanzitutto questa realtà e
quelle cifre; e accetta il "nuovo schiavismo" che ne deriva;
e le delocalizzazioni industriali che ne vengono autorizzate
ed anzi scatenate; e la disoccupazione che inevitabilmente
ne è la conseguenza; e il "lavoro minorile" che ci invade
di prodotti che sono non solo a basso costo, come dicono gli
economisti, ma sono - come diciamo noi - a costo altissimo
di sfruttamento, di lacrime, di sofferenze inaudite.
L'Europa deve quindi mettere - rimettere in discussione,
sulla base dell'analisi critica più vigorosa sulla scorta
di "quelle" cifre e di questa situazione drammatica, tutta
l'intelaiatura attuale non solo degli "aiuti alla
cooperazione dello sviluppo" (che hanno quasi sempre
obbedito alla legge sconcertante secondo la quale si tratta
"di soldi dati dai poveri dei Paesi ricchi ai ricchi dei
Paesi poveri) - ma dell'intero sistema finanziario e
bancario che è così miseramente fallito alla prova dei
fatti. Rimettere dunque in discussione la struttura
dell'Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC); del Fondo
Monetario Internazionale (FMI), diventato "gendarme" del
nuovo ordine capitalistico mondiale, e della Banca Mondiale
(BMI). Attraverso una più accentuata ed organica presenza
dell'Europa, delle sue strutture economiche e commerciali
dei suoi "flussi" finanziari. Dal Medio Oriente, dove
continua la vergogna della "proibizione" ai Palestinesi di
avere una loro terra e un loro Stato - ai Balcani,
insanguinati dalla spietata "guerra della Nato" - a tutta
l'area sterminata del Terzo e Quarto Mondo, dove comandano
solo le strutture mondialiste asservite agli interessi dei
"poteri forti" delle Multinazionali. L'Europa non c'è;
l'Europa è assente. Mentre dovrebbe esserci con forza e
con il prestigio che le danno la sua Storia e la sua
Cultura, quale una vera e propria super Patria per tutti e
di tutti, quell'Europa che da sempre sogniamo: un'
Europa – Nazione dei Popoli e non dei banchieri e dei
mercati!
di Raffaele Bruno
Siamo convinti che all'Europa serva un salto di qualità
per essere all'altezza dei tempi, delle nuove sfide che si
impongono e alle quali non possiamo sfuggire; né
rispondere continuando così, con il "profilo basso" che
sinora si è adottato. Mi riferisco alla "sua" concezione
del modello di sviluppo. Un "colosso" economico e
commerciale, che è un nano politico e un verme militare e
che si fa imporre dall'America tutte le scelte strategiche
di fondo, anche quelle che si disegnano per i prossimi
decenni per il futuro di aree per noi essenziali, come sta
avvenendo nei Balcani. E se la fa imporre dalla Nato, ormai
diventata il "braccio armato" degli Stati Uniti, giudice e
boia al tempo stesso, che bombarda come e dove vuole, senza
neanche prendersi il fastidio di dichiarare guerre.
L'Europa conta circa quattrocento milioni di persone. Con il
"processo di allargamento" in atto, diventerà un aggregato
formidabile di oltre cinquecento milioni di persone; è
assurdo, è vergognoso che non esca dalla sua condizione
attuale di vassallaggio, di "minorità", di vera e propria
sovranità limitata. E che forte delle sue tradizioni
civili e culturali, non esprima anche una concezione
dell'uomo, del mondo, della società, di uno specifico
"modello di sviluppo" in alternativa a quello dominante ed
egemone, il modello liberal - capitalistico.
Quando si parla di concezione della vita e del mondo e di
modello di sviluppo, bisogna poi guardare alle conseguenze
che ne derivano, ai risultati concreti che si ottengono.
E le conseguenze e i risultati ci dicono che in questo tipo
di mondo, anche a causa della crisi economica in atto: chi
è ricco diventa sempre più ricco e chi è povero
diventa sempre più indigente, emarginato e disperato. Che
il capitale corre là dove rende di più in base alla
legge del "massimo profitto" e, dunque, che 250 milioni di
bambini e di adolescenti (statistiche ufficiali,
dell'Unicef) e 400 milioni di donne (statistiche ufficiali
dell'OIL, di Ginevra) lavorano in media per un dollaro al
giorno in condizioni di sfruttamento schiavistico. Da tre
anni l'euro di Prodi ci ha resi tutti più poveri, mentre
si sono arricchiti capitalisti e banchieri. Noi
socialpopolari vogliamo portare in Europa - che è lo
strumento; che è il "livello" indispensabile per incidere
in un mondo che già conta quasi sei miliardi di abitanti e
cresce al ritmo di 90 milioni di persone l'anno – vogliamo
portare, dicevamo, la contestazione nostra al liberal -
capitalismo. E, contro la egemonia di questo "orrore
economico", portare avanti la denuncia del "costo
esistenziale" che esso impone a tutta l'umanità. Un costo
sempre più alto e sempre più "calato" nel vissuto
quotidiano di un numero crescente di persone e
condizionante, ormai, l'intero mondo contemporaneo.
O si interviene subito correggendo la rotta o l'Europa con
la sua anima ed il suo spirito, la sua forza e la sua
specificità, sarà risucchiata inevitabilmente,
inesorabilmente, dalla sub-cultura e dai disvalori perversi
della società mercantile che avanza ad ogni livello.
Siamo arrivati al punto che all'Europa si vogliono imporre
perfino gli alimenti da usare! Non solo ci fanno fare le
guerre decisive altrove - e si sa bene da chi - ma tentano
di imporci anche quello che dobbiamo portare in tavola: le
banane delle Multinazionali americane; le carni degli
animali allevati con gli ormoni; i prodotti agricoli
"geneticamente modificati".
E così un'altra delle nostre "Tradizioni" rischia di
essere spazzata via; quella legata ai cibi naturali (per
come li conosciamo da secoli) che, a loro volta, sono il
frutto - anche culturale - di un rapporto "nostro" (vanto ed
orgoglio soprattutto dell'Europa) con il territorio e con le
sue "radici"; con l'agricoltura intesa non soltanto come
produttrice di alimenti ma "prima linea" del mondo rurale
nel suo complesso e nella sua ricchissima, plurimillenaria
complessità.
A tale proposito diventano profetici i versi "Contro
l'Usura" di Ezra Pound: "Il tuo pane sarà straccio vieto,
arido come carta, senza segale né farina di grano
duro...".C'è una tendenza sconcertante che sta diventando
"pensiero unico" e pensiero "politicamente corretto" - e
cioè, nonostante le smentite crescenti della realtà:
che, alla fine, tutto sarà aggiustato dalla "Mano
invisibile" del libero Mercato, mentre, alla fine, per dirla
con Keynes, sembra più facile prevedere che invece saremo
tutti assediati dalla miseria e dalla disperazione sociale.
Perché le smentite ci sono; e non soltanto nella realtà
che abbiamo già indicato, sia pure per sommi capi, ma in
alcune statistiche terribili, autentico atto d'accusa su
come vanno le cose: ormai da molti anni, il 20% della parte
più ricca della popolazione mondiale si divide l'83/'84
per cento del reddito di tutta la Terra mentre il 20 per
cento della parte più povera, ne riceve solo l'1,4 –
l''1,5 per cento. Le briciole! Subito dopo i più ricchi,
nella seconda fascia del quinto dei popoli del mondo,
abbiamo l'11,7 per cento del prodotto mondiale mentre la
terza fascia - sempre del 20% della popolazione - dovrebbe
"vivere" con il 2,3 per cento. Questo è dunque un modo
ingiusto; terribilmente ingiusto. E chiunque sceglie l'area
del liberismo, del capitalismo e del "libero Mercato",
accetta e "sottoscrive" innanzitutto questa realtà e
quelle cifre; e accetta il "nuovo schiavismo" che ne deriva;
e le delocalizzazioni industriali che ne vengono autorizzate
ed anzi scatenate; e la disoccupazione che inevitabilmente
ne è la conseguenza; e il "lavoro minorile" che ci invade
di prodotti che sono non solo a basso costo, come dicono gli
economisti, ma sono - come diciamo noi - a costo altissimo
di sfruttamento, di lacrime, di sofferenze inaudite.
L'Europa deve quindi mettere - rimettere in discussione,
sulla base dell'analisi critica più vigorosa sulla scorta
di "quelle" cifre e di questa situazione drammatica, tutta
l'intelaiatura attuale non solo degli "aiuti alla
cooperazione dello sviluppo" (che hanno quasi sempre
obbedito alla legge sconcertante secondo la quale si tratta
"di soldi dati dai poveri dei Paesi ricchi ai ricchi dei
Paesi poveri) - ma dell'intero sistema finanziario e
bancario che è così miseramente fallito alla prova dei
fatti. Rimettere dunque in discussione la struttura
dell'Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC); del Fondo
Monetario Internazionale (FMI), diventato "gendarme" del
nuovo ordine capitalistico mondiale, e della Banca Mondiale
(BMI). Attraverso una più accentuata ed organica presenza
dell'Europa, delle sue strutture economiche e commerciali
dei suoi "flussi" finanziari. Dal Medio Oriente, dove
continua la vergogna della "proibizione" ai Palestinesi di
avere una loro terra e un loro Stato - ai Balcani,
insanguinati dalla spietata "guerra della Nato" - a tutta
l'area sterminata del Terzo e Quarto Mondo, dove comandano
solo le strutture mondialiste asservite agli interessi dei
"poteri forti" delle Multinazionali. L'Europa non c'è;
l'Europa è assente. Mentre dovrebbe esserci con forza e
con il prestigio che le danno la sua Storia e la sua
Cultura, quale una vera e propria super Patria per tutti e
di tutti, quell'Europa che da sempre sogniamo: un'
Europa – Nazione dei Popoli e non dei banchieri e dei
mercati!
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