domenica 3 maggio 2009
IN ITALIA DIMINUISCE IL CETO MEDIO E CRESCE LA POVERTA'
IN ITALIA DIMINUISCE IL CETO MEDIO E CRESCE LA POVERTA'
di Raffaele Bruno (Vice segretario Nazionale Vicario MIS con
Rauti)
Tra ISTAT e Finanziaria, ecco la fotografia sociale
dell'Italia: meno ceto medio e aumento della povertà
(siamo al 70 %...!) che si concentra soprattutto nel
Mezzogiorno.
Andiamo per ordine. Gli Italiani poveri colpiti dalla
Finanziaria, sono 4 milioni, nonostante le assicurazioni di
Berlusconi e del suo governo.
Questo fascia di cittadini ha un reddito al di sotto dei
700 euro mensili. Per le famiglie medie, previsto un aumento
del reddito di 100 annui. La pressione fiscale schizza al
41,4 %.
Ben quattro milioni dì italiani hanno un reddito al dì
sotto dei 700 euro al mese e «sono le famiglie più
povere e non usufruiscono dei benefìci» della
Finanziaria.
Per questi servono misure alternative, come più volte
ribadito dal Movimento Idea Sociale con rauti. Mi rendo
conto non facili, ma che vanno individuate. Dei 4 milioni
dì lavoratori a basso reddito circa 1,5 vive in famiglie
in condizioni di disagio economico. Si tratta in prevalenza
dì giovani con redditi da lavoro autonomo; ma bassi
redditi da lavoro sono presentì anche tra i dipendenti con
orari standard e a tempo determinato». Anche se i bassi
redditi dichiarati anche dai lavoratori dipendenti possano
essere tali per evasione parziale nel caso di dipendenti che
svolgono un secondo e anche un terzo lavoro come "sommersi".
Con gli interventi della Finanziaria ci sarà un aumento di
circa 100 euro l'anno del reddito familiare disponibile con
effetti, ovviamente differenziati a seconda delle tipologie
di famìglie, dispiegando nel contempo un moderato effetto
redìstributivo. Le famiglie che avraranno vantaggio
dall'operazione sull'Irpef sono quasi quattro volte dì
più rispetto a quelle che saranno svantaggiate e circa 140
mila nuclei familìaril usciranno dalla condizione di
povertà grazie alla manovra sulle aliquote. Ma per alcuni
dettagli tecnici dei provvedimenti, anche numerose famiglie
a reddito medio-basso verrebbero colpite dalla manovra,
così come circa un milione di nuclei del decimo più
povero non trarrebbero benefìci a causa di condizioni di
nullatenenza, esenzione o incapienza.
II nuovo livello di stima delle entrate tributarie per il
2006 porta la pressione fiscale al 41,4% del Pil. la nuova
«stima è più alta di due decimi di punto rispetto alla
previsione di luglio e più alta di otto decimi di punto
rispetto al consuntivo 2005.
La povertà rimane stabile in Italia. Nel 2005, come ha
rilevato l'Istat nel suo rapporto annuale, le famiglie che
si trovano in questa condizione risultano 2.585.000, cioè
l'11,1% delle famiglie residenti sul nostro territorio, nel
2004 il tasso era dell'11,7%. A vivere in condizioni di
povertà nel nostro Paese sono 7.577.000, pari al 13,1%
della popolazione.
La soglia fissata come quella di povertà relativa per una
famiglia di due persone corrisponde nel 2005 a 936,58 euro
al mese (+1,8% rispetto alla linea del 2004). L'Istat non
considera la lieve diminuzione di famiglie povere nel 2005
significativa dal punto di vista statistico. Rispetto alle
differenze regionali, si conferma il divario tra Nord e Sud
del Paese: il Mezzogiorno (24%)mantiene gli elevati livelli
di incidenza raggiunti nel 2004 (quattro volte più alto
che al Nord); a forte rischio anche le famiglie con cinque o
più persone, le famiglie i cui componenti sono in cerca di
occupazione e le famiglie con anziani.
Tuttavia, rispetto alla condizione degli anziani il rapporto
Istat segnala che la povertà si riduce significativamente.
L'intensità della povertà (ossia la misura di quanto in
percentuale la spesa media delle famiglie definite povere
è al di sotto della soglia fissata) nel 2005 è pari al
21,3% (era il 21,9% nel 2004); questo valore indica di
quanto in termini percentuali la spesa media mensile delle
famiglie povere, pari a circa 737 euro (era di 719 euro
l'anno precedente) sia al di sotto della linea di povertà.
Raffaele Bruno
di Raffaele Bruno (Vice segretario Nazionale Vicario MIS con
Rauti)
Tra ISTAT e Finanziaria, ecco la fotografia sociale
dell'Italia: meno ceto medio e aumento della povertà
(siamo al 70 %...!) che si concentra soprattutto nel
Mezzogiorno.
Andiamo per ordine. Gli Italiani poveri colpiti dalla
Finanziaria, sono 4 milioni, nonostante le assicurazioni di
Berlusconi e del suo governo.
Questo fascia di cittadini ha un reddito al di sotto dei
700 euro mensili. Per le famiglie medie, previsto un aumento
del reddito di 100 annui. La pressione fiscale schizza al
41,4 %.
Ben quattro milioni dì italiani hanno un reddito al dì
sotto dei 700 euro al mese e «sono le famiglie più
povere e non usufruiscono dei benefìci» della
Finanziaria.
Per questi servono misure alternative, come più volte
ribadito dal Movimento Idea Sociale con rauti. Mi rendo
conto non facili, ma che vanno individuate. Dei 4 milioni
dì lavoratori a basso reddito circa 1,5 vive in famiglie
in condizioni di disagio economico. Si tratta in prevalenza
dì giovani con redditi da lavoro autonomo; ma bassi
redditi da lavoro sono presentì anche tra i dipendenti con
orari standard e a tempo determinato». Anche se i bassi
redditi dichiarati anche dai lavoratori dipendenti possano
essere tali per evasione parziale nel caso di dipendenti che
svolgono un secondo e anche un terzo lavoro come "sommersi".
Con gli interventi della Finanziaria ci sarà un aumento di
circa 100 euro l'anno del reddito familiare disponibile con
effetti, ovviamente differenziati a seconda delle tipologie
di famìglie, dispiegando nel contempo un moderato effetto
redìstributivo. Le famiglie che avraranno vantaggio
dall'operazione sull'Irpef sono quasi quattro volte dì
più rispetto a quelle che saranno svantaggiate e circa 140
mila nuclei familìaril usciranno dalla condizione di
povertà grazie alla manovra sulle aliquote. Ma per alcuni
dettagli tecnici dei provvedimenti, anche numerose famiglie
a reddito medio-basso verrebbero colpite dalla manovra,
così come circa un milione di nuclei del decimo più
povero non trarrebbero benefìci a causa di condizioni di
nullatenenza, esenzione o incapienza.
II nuovo livello di stima delle entrate tributarie per il
2006 porta la pressione fiscale al 41,4% del Pil. la nuova
«stima è più alta di due decimi di punto rispetto alla
previsione di luglio e più alta di otto decimi di punto
rispetto al consuntivo 2005.
La povertà rimane stabile in Italia. Nel 2005, come ha
rilevato l'Istat nel suo rapporto annuale, le famiglie che
si trovano in questa condizione risultano 2.585.000, cioè
l'11,1% delle famiglie residenti sul nostro territorio, nel
2004 il tasso era dell'11,7%. A vivere in condizioni di
povertà nel nostro Paese sono 7.577.000, pari al 13,1%
della popolazione.
La soglia fissata come quella di povertà relativa per una
famiglia di due persone corrisponde nel 2005 a 936,58 euro
al mese (+1,8% rispetto alla linea del 2004). L'Istat non
considera la lieve diminuzione di famiglie povere nel 2005
significativa dal punto di vista statistico. Rispetto alle
differenze regionali, si conferma il divario tra Nord e Sud
del Paese: il Mezzogiorno (24%)mantiene gli elevati livelli
di incidenza raggiunti nel 2004 (quattro volte più alto
che al Nord); a forte rischio anche le famiglie con cinque o
più persone, le famiglie i cui componenti sono in cerca di
occupazione e le famiglie con anziani.
Tuttavia, rispetto alla condizione degli anziani il rapporto
Istat segnala che la povertà si riduce significativamente.
L'intensità della povertà (ossia la misura di quanto in
percentuale la spesa media delle famiglie definite povere
è al di sotto della soglia fissata) nel 2005 è pari al
21,3% (era il 21,9% nel 2004); questo valore indica di
quanto in termini percentuali la spesa media mensile delle
famiglie povere, pari a circa 737 euro (era di 719 euro
l'anno precedente) sia al di sotto della linea di povertà.
Raffaele Bruno
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