venerdì 1 maggio 2009
IL LAVORO DIVENTA SEMPRE MENO VALORE
In occasione della festa del primo maggio sul lavoro ci
chiediamo se è ancora uno dei principi fondanti della
democrazia, richiamato non a caso dal primo articolo
costituzionale o se è solo un vuoto richiamo demagogico.
Ma oggi è ancora un valore vero il lavoro? A giudicare
dagli infortuni e dai morti sul lavoro, dal potere
d'acquisto dei salari, dalla considerazione che ha il
lavoro nella nostra società, dai neologismi che si
producono per evitare di chiamare le cose con il proprio
nome vero e modificare l'identità sociale dei
lavoratori, non si direbbe proprio. In realtà il lavoro ed
i lavoratori sono scomparsi dalle cronache, anche se ci sono
sempre, producono ricchezza per tutti, sono sfruttati più
di prima anche se per far parlare del lavoro non bastano
neppure i morti. Se non avviene una strage nessuno se ne
occupa e non è un caso se l'informazione è asservita
ad interessi particolari o di gruppo, alla strapotenza di
qualche casta o di qualche dinastia industriale e politica,
rispondendo sempre più alle perverse logiche del mercato
della pubblicità. L'incalzare degli eventi riporta
all'attenzione il tema del lavoro, della sicurezza sui
luoghi di lavoro, del salario eroso dall'inflazione reale
e della precarietà. Non crediamo che l'unica speranza di
elevare la propria condizione sociale per cambiare
l'ordine delle cose esistente sia rimasta quella di
vincere la lotteria e le uniche decisioni che possiamo
pensare di prendere siano quelle di decidere, a pagamento,
il vincitore del grande fratello o dell'isola dei famosi.
L'imperativo è di fare del lavoro il soggetto
dell'economia e la base infrangibile dello Stato. Le forze
lavoro devono, in attuazione dell'art.46 della
Costituzione, entrare nel vivo del meccanismo produttivo e
partecipare direttamente alla vita della grande impresa
attraverso i propri rappresentanti. In questo modo si
combattono e si superano sia le insufficienze e gli egoismi
del liberismo esasperato che le visioni sorpassate e
burocratizzate del livellamento verso il basso cui tendono i
sindacati e le forze "progressiste". La risposta si
chiama: socializzazione. Il lavoro nell'azienda
socializzata è il soggetto dell'economia. Il capitale, a
differenza dell'utopia marxista, è strumento del lavoro
e messo al suo servizio per il benessere della
collettività per il potenziamento della Nazione.
chiediamo se è ancora uno dei principi fondanti della
democrazia, richiamato non a caso dal primo articolo
costituzionale o se è solo un vuoto richiamo demagogico.
Ma oggi è ancora un valore vero il lavoro? A giudicare
dagli infortuni e dai morti sul lavoro, dal potere
d'acquisto dei salari, dalla considerazione che ha il
lavoro nella nostra società, dai neologismi che si
producono per evitare di chiamare le cose con il proprio
nome vero e modificare l'identità sociale dei
lavoratori, non si direbbe proprio. In realtà il lavoro ed
i lavoratori sono scomparsi dalle cronache, anche se ci sono
sempre, producono ricchezza per tutti, sono sfruttati più
di prima anche se per far parlare del lavoro non bastano
neppure i morti. Se non avviene una strage nessuno se ne
occupa e non è un caso se l'informazione è asservita
ad interessi particolari o di gruppo, alla strapotenza di
qualche casta o di qualche dinastia industriale e politica,
rispondendo sempre più alle perverse logiche del mercato
della pubblicità. L'incalzare degli eventi riporta
all'attenzione il tema del lavoro, della sicurezza sui
luoghi di lavoro, del salario eroso dall'inflazione reale
e della precarietà. Non crediamo che l'unica speranza di
elevare la propria condizione sociale per cambiare
l'ordine delle cose esistente sia rimasta quella di
vincere la lotteria e le uniche decisioni che possiamo
pensare di prendere siano quelle di decidere, a pagamento,
il vincitore del grande fratello o dell'isola dei famosi.
L'imperativo è di fare del lavoro il soggetto
dell'economia e la base infrangibile dello Stato. Le forze
lavoro devono, in attuazione dell'art.46 della
Costituzione, entrare nel vivo del meccanismo produttivo e
partecipare direttamente alla vita della grande impresa
attraverso i propri rappresentanti. In questo modo si
combattono e si superano sia le insufficienze e gli egoismi
del liberismo esasperato che le visioni sorpassate e
burocratizzate del livellamento verso il basso cui tendono i
sindacati e le forze "progressiste". La risposta si
chiama: socializzazione. Il lavoro nell'azienda
socializzata è il soggetto dell'economia. Il capitale, a
differenza dell'utopia marxista, è strumento del lavoro
e messo al suo servizio per il benessere della
collettività per il potenziamento della Nazione.
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