sabato 28 marzo 2009

BRUNO: NO AL FEDERALISMO CHE PREMIA I RICCHI E AFFOSSA IL MEZZOGIORNO!

COMUNICATO STAMPA
BRUNO: NO AL FEDERALISMO CHE PREMIA I RICCHI!

In vista dell'approvazione definitiva della Legge sul
Federalismo fiscale (manca solo l'approvazione al Senato),
il Vice Segretario Nazionale Vicario e responsabile del
Dipartimento per le Politiche del Mezzogiorno del Movimento
Idea Sociale con Rauti Raffaele Bruno ha dichiarato:
"Altro che Mezzogiorno assistito dallo Stato e "palla
al piede dell'Italia". Sono le regioni più ricche che
percepiscono la maggior parte dei fondi statali. La
sentenza della Consulta sulla spesa regionale riporta
l'attenzione proprio sul tema del federalismo. Può
allora essere utile sapere che ormai anche colui che è
unanimemente riconosciuto come il padre del federalismo
fiscale italiano, Piero Giarda, ne è fermamente convinto:
il decreto approvato, quello che stabilisce i criteri di
riparto dei fondi statali tra le regioni a statuto
ordinario, non funziona. Non funziona secondo il professore
di Scienza delle finanze della Cattolica di Milano, perché
trasferisce più risorse alle regioni ricche che a quelle
povere. Prendiamo il caso della Campania. Se andiamo a
leggere i dati dell'ultimissimo libro di Giarda,
L'esperienza italiana di federalismo fiscale, pubblicato
dall'edizioni Il Mulino, apprendiamo che ogni cittadino
campano nel 2002 ha perso 4,25 euro di trasferimenti
statali. Se il decreto 56/2000 fosse stato correttamente
applicato, la Campania avrebbe perso solo 1,22 euro per
abitante. La Lombardia, viceversa, ha guadagnato, sempre nel
2002, 5,20 euro in più di trasferimenti statali per
abitante; mentre, se il decreto fosse stato correttamente
applicato, ne avrebbe guadagnato soltanto 2,35 per abitante.
Lo stesso vale, ovviamente, con cifre diverse, per Puglia e
Calabria. Insomma, il decreto 56/2000 toglie risorse alle
regioni povere per darle alle ricche. Il nuovo Titolo V
della Costituzione, legislatura non introduce nel nostro
ordinamento alcuni principi di federalismo fiscale. In
particolare mentre l'articolo 117 introduce i cosiddetti
livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti
civili e sociali (che devono essere uguali per tutti),
l'articolo 119 prevede il fondo di perequazione per i
territori con minor capacità fiscale. Questi due principi
non possono essere concretamente applicati insieme a meno di
far prevalere l'uno comprimendo l'altro fino a svuotarlo
di significato. Il federalismo fiscale così com'è non
può, insomma essere applicato correttamente, a meno che
non si voglia accettare una differenziazione nel
trattamento dei cittadini delle regioni forti rispetto a
quelli delle regioni deboli e si realizzi così una palese
ingiustizia. Si tratta di un federalismo che premia i ricchi
e affossa le regioni in difficoltà del Mezzogiorno già
penalizzate dal malgoverno endemico del centro destra e del
centro sinistra nei confronti del Sud".
Napoli, 28 marzo 2009
L'addetto stampa

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