lunedì 5 aprile 2010

PERCHE' INTENSIFICARE L'AZIONE DI "VENTO DEL SUD" (di Raffaele Bruno)


"PERCHE' "VENTO DEL SUD"
 di Raffaele Bruno
Presidente di Vento del Sud

Lo stridente squilibrio territoriale fra il Nord e il Sud del nostro Paese, che è anche causa della caduta complessiva del livello di competitività della nostra economia, produce tensioni sociali sempre più gravi. Ma ormai il problema non ha più solo una dimensione economica; anzi, viene molto più in evidenza l'aspetto sociale e politico, perché la soluzione della questione si sposta sulla capacità di organizzare il territorio, in modo che il Mezzogiorno possa partecipare alla rivoluzione tecnologica nel contesto europeo e mondiale, che sta dimostrandosi anche veicolo adatto a velocizzare i tempi di recupero della modernizzazione.

Occorre dotare il Sud di meccanismi decisionali in grado di valorizzare energie e potenzialità sinora inespresse ed occorre anche mettere in atto subito tutti gli sforzi concreti per tutelare la sicurezza, lo sviluppo e la valorizzazione delle Regioni meridionali.

Per questo, dopo tanti anni di impegno politico a difesa del Sud, abbiamo costituito un'Associazione libera e indipendente che abbiamo chiamato "Vento del Sud", poiché si propone di attingere alle radici della cultura meridionale per proiettarsi nel futuro. Attraverso la trasposizione nella realtà del nostro tempo della cultura tradizionale della civiltà italiana, mediterranea ed europea, della concezione organica dello Stato, della Comunità Nazionale, dei valori dello spirito, della solidarietà, della tutela, della dignità umana ed anche del lavoro, del lavoratore, del suo ambiente e della partecipazione. "Vento del Sud" si propone anche, nei suoi scopi principali, la valorizzazione e la difesa dei prodotti tipici meridionali e la conservazione dei sapori e saperi antichi, oltre che, più in generale, la difesa degli usi, dei costumi e delle tradizioni della gente del Sud.

Deve valere per il Sud dell'Italia quanto vale per i Paesi poveri e per le aree depresse all'interno di quelli ricchi: bisogna che superino rapidamente le differenze apparentemente incolmabili.

Occorre anche mettere da parte il vecchio meridionalismo piagnone per affrontare i problemi del Sud con una visione geopolitica e con la dignità di chi vuole efficacemente concorrere allo sviluppo complessivo del Paese per accrescerne la competitività.

A partire dalla fine degli Anni Ottanta la politica italiana ha subito una fase di "settentrionalizzazione". Dal Nord arrivò una forte domanda di liberalizzazione di sviluppo, di maggiore rappresentatività istituzionale. La "rivoluzione italiana" degli anni scorsi si è realizzata anche come riequilibrio geografico del rapporto cittadini-classe dirigente, se si considera la forbice che si era venuta definendo tra un ceto politico-istituzionale a maggioranza di provenienza meridionale e la società settentrionale in forte evoluzione.

Quando affermiamo che bisogna liberare il Mezzogiorno da alcune esperienze che non possiamo neppure definire del passato, perché sono tuttora presenti, ci riferiamo anche al diffuso fenomeno della criminalità organizzata. Nessuna rivoluzione tecnologica potrà risolvere i problemi connessi all'occupazione del territorio da parte di gruppi criminali che controllano il flusso dei finanziamenti e deteriorano la qualità della vita. La restituzione del Mezzogiorno d'Italia alla legalità è compito dello Stato, perché le organizzazioni criminali influiscono pesantemente sulla possibilità di attuare una corretta economia, essendo per loro natura portate ad inquinare il fondamentale principio di concorrenza.

Con questo nuovo impegno invochiamo perciò una secessione dai luoghi comuni, dalla vecchia politica, dalle retoriche che hanno condannato le popolazioni meridionali al ricatto del consenso contro clientele. Non ci sono ovviamente ricette pronte, ma c'èil dibattito da riaprire, ci sono strategie da proporre, analisi da approfondire, progetti da elaborare. Passeremo, quindi, dalla protesta alla proposta e dalla proposta al confronto, promuovendo dibattiti, convegni, incontri ed anche indicando i malfattori che da troppo tempo, col loro malgoverno offendono la dignità del popolo meridionale.

Partiamo fiduciosi, quindi, con questa nuova avventura per fare soffiare quel nuovo vento positivo a favore del nostro Sud. Ci tentiamo con il solito impegno e passione, consci che tanto lavoro c'è ancora da fare.

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