sabato 30 gennaio 2010
L'USO RAZIONALE DELL'ACQUA ( di Gerardo Mazziotti)
L'USO RAZIONALE DELL'ACQUA
Ci avete mai fatto caso a quanta acqua da bere consumate
ogni giorno per lavarvi le mani ( oltre cinque litri) e
quanta per farvi la doccia (qualcosa come venti litri ) e
quanta per lo scarico del wc, per farvi il bidet, per lavare
la biancheria, per innaffiare le piante sul terrazzo o il
prato attorno casa o addirittura l'auto. Grosso modo 250
litri. Una enormità! E difficilmente pensate, in questi
momenti di spensierato spreco, ai milioni di individui del
Terzo e Quarto mondo, che ogni anno muoiono per la penuria o
la totale mancanza di acqua da bere. L'ONU ha documentato
che ne sono totalmente privi oltre un miliardo e mezzo. Il
fatto è che noi italiani siamo abituati, da circa un
secolo, da quando l'acqua corrente è entrata nelle case,
a considerare pressocchè inesauribili le risorse idriche
del nostro paese. E quelle del Pianeta. Per questo nessuna
meraviglia suscita l'uso dell'acqua da bere per la
pulizia della persona e della casa e per lavare le strade e
le reti fognarie, per innaffiare i parchi verdi. Del
resto,nessuno scandalo sollevò il fatto che l'Italsider
di Bagnoli usava per la lavorazione degli acciai l'acqua
del Serino, destinata all'alimentazione idrica dei
napoletani. Si indignò solo Epicarmo Corbino ( illustre
economista liberale e cattedratico dell'università
napoletana, più volte ministro del Tesoro nei governi
degli anni '50 e fino al 1945 presidente della Camera di
Commercio di Napoli ) che, in una intervista rilasciata allo
scrittore e giornalista Vittorio Paliotti sul "Roma" del
12 giugno 1975, comunicò la decisione di non voler più
occuparsi di politica né di università per fare soltanto
"l'apostolo della crociata in difesa dell'acqua
potabile". Una crociata che, alla sua morte, non ha avuto
altri apostoli. Tant'è vero che l'italiano destina
solo 40 litri all'alimentazione idrica e alla preparazione
degli alimenti e spreca gli altri 260 della sua dotazione
giornaliera agli usi impropri, cervellotici, direi
criminali, appena accennati. Per i quali la comunità
scientifica internazionale, prima fra tutte
l'Organizzazione Mondiale della Sanità, suggerisce, da
decenni, l'uso di " acqua pulita ma non necessariamente
potabile". Come fanno gli USA, il Giappone e i paesi
nordeuropei. Da decenni, nei servizi igienici delle
abitazioni, degli edifici pubblici e degli alberghi di
questi paesi è impiegata "acqua non potabile". In
questo contesto è ripresa a Napoli la polemica politica
sulla privatizzazione delle risorse idriche cittadine e
regionali. Ne parlano un po' tutti, chi a favore e chi
contro. E, zittiti tra mille polemiche in occasione della
"notte bianca" napoletana, intendono dire la loro anche
padre Zanotelli e Peppe Grillo. Però, da quel che hanno
anticipato, nemmeno loro hanno capito come sia prioritario
pervenire all'uso razionale dell'acqua potabile e quanto
sia urgente pensare a fonti idriche alternative. Quelle cui
si ricorre nel mondo, quali la raccolta delle acque
meteoriche, il riciclaggio delle acque di scarto e la
semi-desalinizzazione delle acque del mare. Agli inizi del
Terzo Millennio la parola chiave per la stabilità delle
nazioni non è "più petrolio" ma "più acqua".
Una parola che dovrebbe finalmente catturare l'attenzione
e la preoccupazione della classe politica del nostro paese
prima che la sete africana, asiatica, sudamericana e
mediorientale diventi anche la nostra sete. E quì a Napoli
io penso che l'uso razionale dell'acqua potabile e la
ricerca di fonti alternative dovrebbero finalmente far
parte dei programmi che la Destra e la Sinistra si
apprestano a presentare agli elettori per il rinnovo del
consiglio comunale e la conquista di palazzo San Giacomo.
Ci avete mai fatto caso a quanta acqua da bere consumate
ogni giorno per lavarvi le mani ( oltre cinque litri) e
quanta per farvi la doccia (qualcosa come venti litri ) e
quanta per lo scarico del wc, per farvi il bidet, per lavare
la biancheria, per innaffiare le piante sul terrazzo o il
prato attorno casa o addirittura l'auto. Grosso modo 250
litri. Una enormità! E difficilmente pensate, in questi
momenti di spensierato spreco, ai milioni di individui del
Terzo e Quarto mondo, che ogni anno muoiono per la penuria o
la totale mancanza di acqua da bere. L'ONU ha documentato
che ne sono totalmente privi oltre un miliardo e mezzo. Il
fatto è che noi italiani siamo abituati, da circa un
secolo, da quando l'acqua corrente è entrata nelle case,
a considerare pressocchè inesauribili le risorse idriche
del nostro paese. E quelle del Pianeta. Per questo nessuna
meraviglia suscita l'uso dell'acqua da bere per la
pulizia della persona e della casa e per lavare le strade e
le reti fognarie, per innaffiare i parchi verdi. Del
resto,nessuno scandalo sollevò il fatto che l'Italsider
di Bagnoli usava per la lavorazione degli acciai l'acqua
del Serino, destinata all'alimentazione idrica dei
napoletani. Si indignò solo Epicarmo Corbino ( illustre
economista liberale e cattedratico dell'università
napoletana, più volte ministro del Tesoro nei governi
degli anni '50 e fino al 1945 presidente della Camera di
Commercio di Napoli ) che, in una intervista rilasciata allo
scrittore e giornalista Vittorio Paliotti sul "Roma" del
12 giugno 1975, comunicò la decisione di non voler più
occuparsi di politica né di università per fare soltanto
"l'apostolo della crociata in difesa dell'acqua
potabile". Una crociata che, alla sua morte, non ha avuto
altri apostoli. Tant'è vero che l'italiano destina
solo 40 litri all'alimentazione idrica e alla preparazione
degli alimenti e spreca gli altri 260 della sua dotazione
giornaliera agli usi impropri, cervellotici, direi
criminali, appena accennati. Per i quali la comunità
scientifica internazionale, prima fra tutte
l'Organizzazione Mondiale della Sanità, suggerisce, da
decenni, l'uso di " acqua pulita ma non necessariamente
potabile". Come fanno gli USA, il Giappone e i paesi
nordeuropei. Da decenni, nei servizi igienici delle
abitazioni, degli edifici pubblici e degli alberghi di
questi paesi è impiegata "acqua non potabile". In
questo contesto è ripresa a Napoli la polemica politica
sulla privatizzazione delle risorse idriche cittadine e
regionali. Ne parlano un po' tutti, chi a favore e chi
contro. E, zittiti tra mille polemiche in occasione della
"notte bianca" napoletana, intendono dire la loro anche
padre Zanotelli e Peppe Grillo. Però, da quel che hanno
anticipato, nemmeno loro hanno capito come sia prioritario
pervenire all'uso razionale dell'acqua potabile e quanto
sia urgente pensare a fonti idriche alternative. Quelle cui
si ricorre nel mondo, quali la raccolta delle acque
meteoriche, il riciclaggio delle acque di scarto e la
semi-desalinizzazione delle acque del mare. Agli inizi del
Terzo Millennio la parola chiave per la stabilità delle
nazioni non è "più petrolio" ma "più acqua".
Una parola che dovrebbe finalmente catturare l'attenzione
e la preoccupazione della classe politica del nostro paese
prima che la sete africana, asiatica, sudamericana e
mediorientale diventi anche la nostra sete. E quì a Napoli
io penso che l'uso razionale dell'acqua potabile e la
ricerca di fonti alternative dovrebbero finalmente far
parte dei programmi che la Destra e la Sinistra si
apprestano a presentare agli elettori per il rinnovo del
consiglio comunale e la conquista di palazzo San Giacomo.
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