sabato 2 gennaio 2010

I GIOVANI E LA RISORSA DELL'IDENTITA' MERIDIONALE !

di Raffaele Bruno
Potrebbero essere proprio i giovani meridionali a
combattere la battaglia per il riscatto del Mezzogiorno che
noi stiamo portando avanti, partecipando attivamente alla
costruzione del loro stesso destino.. Vorrei poter lanciare
a questo scopo, proprio da questo nostro sito, prima ancora
che un appello di un riarmo culturale e politico giovanile,
una provocazione. Da chi mai i giovani meridionali possono
attendersi, mentre gli anni corrono inutilmente e si diventa
adulti, una inversione netta di tendenza che faccia del Sud
il luogo della memoria culturale, della giustizia sociale,
di una comunità euromediterranea, di una ritrovata
qualità del tempo e della vita, delle infinite sue risorse
inserite organicamente in un progetto di sviluppo? Non è
che abbia perduto tutte le speranze negli adulti, ma vedo in
giro da parte loro uno scarsissimo entusiasmo ed un
altrettanto debole rabbia da porre alla base di una
volontà profonda ed ostinata, non superficiale ed
effimera, di sostanziale cambiamento che comporta la netta
rinuncia a lasciare correre, ad attendere qualcosa che non
verrà mai, se non concorreranno tutti a volerla veramente
e con forza. E vedo nei tanti giovani meridionali gli
appuntamenti mancati e neanche richiesti con quanto della
globalizzazione mondialista è da respingere con forza: la
omologazione ai comportamenti di vita e di consumo, la
cancellazione delle identità, il fondare la
competitività sull'accumulo senza responsabilità
sociale, a costi umani intollerabili da chiunque conservi
anche solo tracce minime di solidarietà comunitaria. Nel
Mezzogiorno si assiste allo spreco di risorse di storia,
cultura e civiltà invece di trasformarle in strumenti
attivi di competizione dell'appartenenza nei confronti
della globalizzazione. Si assiste alle carenze dei servizi e
delle infrastrutture, a divari di reddito che costringono
sulla soglia della povertà milioni di italiani e
all'emigrazione forzata di tanti giovani e "cervelli",
alla penalizzazione - con il lavoro nero e sommerso diffuso
molto più che altrove - dei redditi retributivi,
previdenziali e assistenziali, di quanti pur di lavorare
anche nelle condizioni più precarie ed indegne, sono
costretti a rinunciare a troppo.
A fronte di tutto ciò i governi che si alternano alla
giuda del nostro Paese non fanno alcunché per cambiare le
cose. Vi sarebbe tanta materia, dunque, qui nel Meridione,
per mobilitare le coscienze e le consapevolezze, per
sollecitare la partecipazione attiva e competitiva con gli
effetti perversi della globalizzazione dei mercati, di un
esercito di giovani che vogliono combattere per costruire il
loro futuro. Battaglie politiche e sociali concrete, che
rappresentano una riserva strategica per la battaglia
sociale e popolare, come quella iniziata da Vento del Sud
della difesa dei Comuni e delle Comunità montane per la
difesa organica della identità dei 5.868 Comuni italiani,
oltre duemila dei quali localizzati nel Sud, dove il
sottodimensionamento demografico - hanno meno di cinquemila
abitanti - pone a rischio di sopravvivenza, per le
difficoltà di raccolta delle risorse necessarie ad
investimenti e servizi, l'arte, la storia, la cultura,
l'ambiente, le straordinarie specificità di queste
stesse comunità.
La mancanza di consapevolezza delle risorse cui dispone il
Mezzogiorno ed ancora di più la incapacità di costruire
progetti concreti, cogliendo ogni opportunità normativa e
finanziaria, per sviluppare le potenzialità identitarie,
perchè si è ancora in ritardo nel cogliere la loro
capacità competitiva nei confronti della globalizzazione
omologante.
L'Area politica e culturale social popolare di opposizione
al regime può rappresentare uno strumento utile per i
giovani del Sud che vogliono combattere, perché ha
progetti e risorse culturali e, se volete, "piani di
battaglia" per sconfiggere logiche sterili e perverse che
vogliono solo la omologazione che uccida le identità,
appiattisca ed uniformi le scelte, spinga ai consumi
sfrenati meno necessari, individui nella cancellazione dei
diritti sociali lo strumento di una competitività
ignobile, perché basa il prezzo del prodotto finale sulla
repressione e sulla rinuncia, per fame, a inderogabili
prerogative di legge, se non anche di solidarietà sociale
ed umana. Ecco perché serve, a Sud, una militanza
giovanile, arrabbiata ed armata: di idee, di volontà e di
progetti capaci di cambiare il volto del Mezzogiorno, oggi
depresso e vilipeso da una classe di politicanti incapaci e
disonesti.
Raffaele Bruno

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