giovedì 16 aprile 2009

MAI OKAY (di Umberto Franzese)

MAI OKAY

Non dirò mai Okay (bene, benissimo, va bene, d'accordo),
perché tale modo di dire immiserisce, impoverisce, rovina,
depaupera la lingua nostra italiana.
Non dirò mai okay, perché dall'imitazione della lingua
si passa alla imitazione dei costumi e quindi delle opinioni
spegnendo così ogni amore per le cose nostre. Parole o
espressioni accettate nell'uso comune, come: design
(schizzo, abbozzo), meeting (riunione, incontro), optional
(accessorio), privacy (intimità, riservatezza), question
time (interrogazione), shopping (fare la spesa, fare
acquisti), management ( amministrazione, gestione), welfare
( assistenza, benessere), sono neologismi? Neologismi? Sì,
quando non ce n'è di sostitutivi, ma quando di simili ce
ne sono e come, a che pro farne uso? E' giusto, oltre che
utile usare le lingue allorquando si deve comunicare con
popoli stranieri. Ciò ci serve a facilitare la
comprensione. Nel parlato quotidiano, nel comunicare col
nostro prossimo perché moltiplicare l'uso di parole che
non ci appartengono? Soppiantare o sostituire termini
italiani non c'inorgoglisce piuttosto ci deprime, ci rende
indolenti, incapaci di quel sentimento che ispira il nostro
spirito e l'amore di patria. Quel sentimento che un tempo
ci fece grandi tra le grandi d'Europa e ora ci rende
succubi di coloro che al di sotto di noi per cultura e
tradizioni, tendono a farci credere di essere superiori.
Siamo inondati di parole straniere perché privi di
volontà, non più creativi, non più attivi.
Perché non vogliamo nulla che non sia di altri, perché
non crediamo nelle cose nostre, perché accettiamo quelle
che ci vengono da altri e che accogliamo come novità.
Non dirò mai okay, perché questa espressione mi ricorda,
assieme a tante altre che rifiuto in modo categorico, che
esse ci furono imposte allorquando l'invasore occupante
ebbe la ventura di prevalere. L'invasore, quello stesso
che ci aggredì, ci oltraggiò inviperendo, tuonando,
invelenendo.
L'invasore che noi accogliemmo come liberatore mentre
ancora avevamo lacere le carni e mortificato lo spirito.
Non dirò mai okay perché amo tutto ciò che è mio,
che mi appartiene, che mi è stato donato da Dio, che mi
è stato trasmesso dalla mia terra, da mia madre, da mio
padre, dai miei avi.
Non dirò mai okay perché penserò, perché dirò, mi
comporterò, vestirò, canterò, mangerò
all'italiana.


Umberto
Franzese

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