domenica 14 dicembre 2008

LA BRUTTA MORTE (di Umberto Franzese)

LA BRUTTA MORTE

di Umberto Franzese

La democrazia è dannosa. Oltre che renderci tutti uguali
ci ha anche invigliacchiti. Tutti uguali anche nella brutta
morte. Uguali il dritto e il malfermo, il galantuomo e il
delinquente, l'appagato e il frustrato, il realizzato e
l'inadeguato, il determinato e l'indeciso, il
costruttore e il mantenuto.
La democrazia porta verso il basso. La democrazia respinge i
migliori, favorisce i deboli, gli inetti.
La democrazia è bugiarda: promette gratificazioni e genera
sofferenza. La democrazia produce stupidità, stoltezza,
ottusità. Uccide la creatività, l'estro,
l'ispirazione, l'inventiva.
La democrazia è fiacca, buona per gli spiriti deboli. Non
ha a cuore il superuomo. La democrazia è a guardia della
vaghezza, della approssimazione, della superficialità. La
democrazia premia chi non fa, chi si adagia, chi poltrisce,
chi avvizzisce, chi marcisce.
La democrazia è scostumata. La democrazia appartiene al
volgo e perciò è volgare.
Atene o Sparta? Sparta. Achille o Ettore? Ettore. E Roma,
Roma imperiale. La Roma dei Cesari.
Sparta che crea cittadini vivi, sani e robusti. Ettore,
armato di solo coraggio, guerriero forte di petto e di
cuore, figlio di umana natura, non protetto. E Roma caput
mundi, Roma papale, Roma antica e cristiana. Roma
universale. Roma delle genti. Roma eterna scolpita negli
annali. Roma sulle strade del mondo.
E' questo il tempo della democrazia. Il tempo dei
sindacati a perdere. Il tempo dei preti spretati.
Dell'inciviltà della strada. Delle bandiere arcobaleno
con codazzo di guerriglieri. Il tempo della morte in vita.
Il tempo del gay-pride. Privilegiati, accattoni, usurai,
lavavetri, tutti utili solo a se stessi. Gli asociali dei
centri. Il tempo delle parti sociali in sconcerto. Dei
deficienti del grande fratello. Del giustizialismo
manettaro. L' insicurezza, la violenza, lo stupro.
Tatuati, quiz, okay, a tra pochissimo, tantissimo,
tantissimi, tantissima, tantissime. Vallette scosciate.
Ombelichi di ventri molli, flaccidi, cascanti in brutta
mostra. Fondoschiena al buco. Bluejeans rattoppati,
strappati. Tette superlative, gonfiate, straripanti,
debordanti. Mamme e nonne nei bus e nei vagoni con
carrozzine spiegate. Graffitari, pallonari, chewing-gum,
design, question-time, big-match, shopping, planning,
welfare.
Scippatori, zingari con aggiunta di clandestini. Un bel
misto di marocchini, rumeni, senegalesi.
Lucciole, travestiti, papponi, bagascie al sole d'estate
in pieno centro e di notte al chiarore di luna.
Il Che, Fidel, Maradona, Madonna. Spazzatura, rifiuti
tossici, Munnezza.
Mafia e camorra, camorra e mafia. E' il tempo di morir
vivendo. Morire per un piercing. Morire in contorte lamiere.
Morire d'infarto. Morire drogandosi. Morire come Tortora o
Contrada, a poco a poco. Morire in piazza Fontana. Morire
lavorando. Morire da magistrato. Come Borsellino, come
Falcone. Morire di galera. Morire alla stadio. Morire da
ultras. Morire come i bambini di Gravina. Morire
d'invecchiamento. Morire per la voglia di vivere. Malattie
croniche, acute, di prevenzione, di aspettativa, a caro
prezzo. Morire con l'applauso, in chiesa e fuori.
Morire non perché si è cari agli dei. Non come un
giovane valoroso guerriero, non in duello, non in piedi. Non
in battaglia. Non di bella morte come i ragazzi di Salò.
Non come Seneca o Petronio. Come Alcesti o Didone, come
Niso. Come Cleopatra regina o come Massimiliano imperatore.
Cantando alla vita, alla vita che si trasmette, che si dona.
Alla vita che crea vita e amore, vanto e fierezza.
Bella è l'aristocrazia dei maggiorenti, dei notabili,
degli ottimati. L'aristocrazia dei virtuosi, degli
instauratori, dei facitori, dei formatori, dei forgiatori,
dei modellatori, dei fondatori.

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